Dopo che tutti i test sul prototipo del sistema di inseguimento solare avevano dato esito positivo, nel 2009 decisi di rinnovare interamente il sistema di alimentazione elettrica della baita e di realizzare un impianto con caratteristiche professionali.

Grazie al finanziamento a fondo perduto del 70% elargito dalla provincia di Trento per gli impianti ad isola potevo contare su un budget abbastanza consistente per l'acquisto dei materiali in aggiunta alla possibilità di averne molti a prezzo di costo appoggiandomi a ditte con le quali avevo rapporti di collaborazione.

Come target di produzione mi ero prefissato di raggiungere 1kW al massimo dell'insolazione e di avere un autonomia di almeno 10gg senza insolazione; volevo inoltre poter collegare alla rete normali elettrodomestici in classe A++ come frigorifero, forno a microonde, aspirapolvere; desideravo anche poter utilizzare normali utensili elettrici, anche di elevata potenza, come demolitori, betoniere, spaccalegna etc.

Definiti i termini del progetto iniziai con la ricerca dei componenti necessari alla sua realizzazione.

Componenti Elettrici - Elettronici

La scelta dei pannelli cadde sui TrinaSolar TSM-230DC05 da 230W di picco, 24Vcc nominali, decisi di usare questi perchè all'epoca presentavano un buon compromesso fra prestazioni e prezzo e sopratutto avevano un telaio robusto ed un vetro in grado di sopportare le difficili condizioni climatiche in cui erano chiamati ad operare.

L'impianto è infatti installato a 1500m di quota ed esposto ad escursioni termiche molto ampie.

L'immagazzinamento della potenza prodotta dai pannelli FV è deputato ad un accumulatore al piombo, composto da 12 celle HAZE HZB2-1000 da 2V 1000Ah ciascuna, contenuto in un rack autocostruito usando pannelli in legno per edilizia opportunamente rinforzati, dotati di supporti per i singoli elementi che ne facilitano l'eventuale sostituzione.

Come regolatore di carica ho adottato uno Steca "Tarom 235" selezionato per l'ottima gestione del sistema di carica e protezione da sovra-scarica delle batterie. E' inoltre dotato di interfaccia seriale per l'acquisizione ed il log dei dati.

 

L'ultimo componente della catena di alimentazione, accumulo e conversione dell'energia solare è un inverter, sempre della Steca, e precisamente il modello XPC 2200-24. Cito le caratteristiche pubblicizzate dalla ditta:

 

"Gli apparecchi della serie Steca XPC combinano un'elevatissima resistenza ai sovraccarichi alla capacità di azionare utenze anche molto critiche.

L'ottima protezione dell'apparecchio e il ridotto autoconsumo sono altre importanti caratteristiche di questo inverter di prim'ordine. Gli Steca XPC riuniscono in un unico apparecchio un inverter sinusoidale, un caricabatterie a quattro livelli e un sistema di trasmissione e sono pertanto ideali anche per i sistemi ibridi. Il contatto ausiliario supplementare integrato permette, per esempio, di inserire e disinserire utenze per l'energia eccedente o di avviare un generatore diesel per ricaricare la batteria."

 

Ho preferito questo modello proprio per la possibilità di accensione di un gruppo elettrogeno (tramite centralina esterna) e la capacità di funzionamento sia come inverter che come caricabatteria.

Inoltre può fornire una potenza elevata per brevi periodi come quella richiesta allo spunto da motori o pompe.



 

   
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